Atti dei Georgofili

Il bosco ceduo nella realtà italiana

Giovanni Bernetti; Orazio la Marca

Pagine: 44
Contenuto in: Atti dei Georgofili 2010

Copyright 2010 Accademia dei Georgofili

Il ceduo rappresenta una forma di governo del bosco, riservato alle specie che hanno spiccata capacità pollonifera da ceppaia. Questa forma di governo, praticata da epoche molto remote, era ed è finalizzata a ottenere legna da ardere e piccola paleria per applicazioni complementari all’agricoltura. All’origine la scelta di questa forma di governo molto probabilmente è stata condizionata anche dalla possibilità di recidere le piante con attrezzi di comune impiego, dalla possibilità di ottenere la rinnovazione senza alcun intervento tecnico e senza possedere conoscenze specifiche. Inoltre l’utilizzazione del prodotto finale della coltivazione dei cedui in genere ben si concilia e integra il calendario dei lavori delle aziende agricole. Ancora oggi poco meno dei due terzi dei boschi di latifoglie è governato a ceduo. I privati proprietari di boschi in genere propendono per il governo a ceduo, oltre che per le motivazioni sopra riportate, per i turni brevi e per considerazioni economiche relative alle piccole dimensioni che caratterizzano in Italia le aziende in questo settore. Gli Autori, dopo un breve excursus storico, descrivono i principali cedui che caratterizzano il patrimonio boschivo italiano. Vengono discussi gli aspetti che costituiscono motivo di impatto nella coltivazione del ceduo, i motivi della preferenza per questa forma di governo da parte dei proprietari privati, alcuni aspetti normativi relativi all’invecchiamento dei cedui. Una parte è dedicata ai risultati della ricerca relativi ai rapporti di competizione tra polloni e matricine, all’insediamento della rinnovazione naturale, alle produzioni ottenibili in relazione a differenti opzioni colturali. Vengono esaminati infine gli aspetti auxometrici quali risultano dai principali studi alsometrici disponibili per i cedui italiani.

Abstract

Coppice woods management in the italian actuality. A review based on literature and on the experimental studies of prof. La Marca. The National Forest Inventory, report 3.663 millions of hectares showing the structure of coppice stands. Comparing the average annual production with a fair estimate of the likely average yield at age 25 it is inferred that only the half of the reported surface is still currently managed as coppice wood while the remnant is ageing and growing toward the physiognomy of high forest stands and toward a reduction of the normal sprouting capability. The main dominant species are only seven: (1) European beech (Fagus sylvatica) typically on mountains; (2) Downy oak (Quercus pubescens) in dry sites; (3) Turkey oak (Quercus cerris) far dominant south of the Po river; (4) Chestnut (Castanea sativa) on silicate soils; (5) Hop hornbeam (Ostrya carpinifolia) on calcareous soils; (6) Black locust (Robinia pseudacacia) introduced mainly in north Italy and (7) the evergreen mediterranean Holm oak (Quercus ilex). The main product of oak and hornbeam coppices is fuelwood (still used in various amount by 20% of the Italian families); from chestnut and black locust stands are derived poles and little sawlogs. At present the environmental impact of the cuts is no more so strong as was up in the first half of the 20th century because of the rotation lengthening (from 12-16 to 22- 30 years), the release of branchwood as a waste on the soil and the dismissing of pig and sheep pasture. After cutting, the cover is fast restored: young coppices aged 5 reach the same leaf area index (LAI) of coppices aged 30 years. Because of those issues coppice management in suitable sites may be considered as a valuable resource for the owners and for the local economy.