Quaderni dei Georgofili

Dalla selvicoltura d’impianto a quella a rinnovazione naturale

Orazio La Marca; David Pozzi

Accademia dei Georgofili
Pagine: 21
Collana: Quaderni dei Georgofili
Contenuto in: Realtà e prospettive nella coltivazione della douglasia in Italia

Copyright 2016 Accademia dei Georgofili

La coltivazione della douglasia può avvenire secondo forme di trattamento differenziate che fanno capo al taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata, ai tagli successivi, al taglio saltuario. Con le prime due forme si ottengono boschi coetanei o tuttalpiù paracoetanei, mentre con la terza si ottengono boschi disetanei. Essendo la maggior parte dei soprassuoli italiani di douglasia relativamente giovani (impianti perlopiù eseguiti dal secondo dopoguerra, soprattutto concentrati nel ventennio 1960-1980), pochi sono stati fin’ora gli interventi di rinnovo, che comunque hanno sempre comportato la rinnovazione artificiale del soprassuolo; limitate esperienze di tagli a rinnovazione naturale sono state condotte nell’appennino toscano con il metodo del taglio raso a strisce che stanno in verità dando discreti risultati, anche se è ancora presto per dare valutazioni conclusive. Diversamente la realtà francese, in cui gli impianti di douglasia risultano assai più vecchi dei nostri (i primi estesi rimboschimenti sono collocati nelle ricostituzioni postbelliche della grande guerra) e la questione del rinnovo dei popolamenti è stata affrontata già da qualche decennio, sperimentando tutte le forme di trattamento suddette. Il trattamento a tagli successivi viene largamente usato nelle foreste pubbliche, come quelle di Breuil-Cheneu e di Saulieu nella regione di Avalon (Borgogna centrale), con ottimi risultati. Particolarmente interessante appare il taglio da dirado, applicato sia in foreste pubbliche che private, con il quale si ottengono futaje irreguliaire assai produttive e molto apprezzate dalla collettività e soprattutto a ciclo perpetuo, senza i problemi economici e tecnici insiti nella rinnovazione artificiale. La douglasia rappresenta certamente un piccolo comparto nel contesto forestale italiano, ma le sue indubbie qualità da tempo ben note unite alle recenti osservazioni (le piantine risultano pressochè indenni ai danni da brucamento operati degli erbivori selvatici), la rendono una specie da tenere in grande considerazione per la rinnovazione dei boschi di conifere della bassa montagna appenninica, meglio se attraverso trattamenti che prevedano la rinnovazione naturale del soprassuolo.

Abstract

Douglas fir can be conveniently cultivated applying different silvicultural regimes: from strictly even-aged clear-felling followed by artificial regeneration, to shelterwood cuttings with natural regeneration, to the unevenaged selection cutting regime. Since the majority of the Italian Douglas fir stands are relatively young (relevant plantation efforts started after World War II and have been mainly concentrated between 1960 and 1980), stand regeneration experiences are limited and almost all based on plantation. So far, in the Tuscan Apennines, in only few cases natural regeneration has been taken into consideration, applying strip felling. It is still early to draw conclusions but, till now, the stands have been reacting quite well. In France instead, where Douglas fir plantations are much older (the first extended reforestations date back to post-Great-War reconstructions) and the issue of stands regeneration had already been raised decades ago, many different silvicultural regimes have been adopted. The shelterwood cuttings regeneration treatment is widely used, with excellent results, in public forests such as those of Breuil-Cheneu and Saulieu in the Avalon region (central Burgundy). Of particular interest appears the selection treatment, applied in both public and private forests, that forms the very productive and community appreciated ‘futaje irreguliaire’. Achieving a perpetual cycle, with this treatment the economic and technical problems inherent to artificial regeneration are avoided. Douglas fir certainly accounts for a small compartment of Italian forestry. Nonetheless, given its well-known qualities and the recent discoveries (damages due to wild herbivores are minimal), the species should be held in high regard for the regeneration of the coniferous forests of the lower Apennines, preferably through treatments based on the autonomous dissemination of the stands.