Atti dei Georgofili In Anteprima

Agricoltura, scienza, innovazioni, comunicazione

Amedeo Alpi

Pagine: 21

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Che in Italia si faccia agricoltura è fuori discussione, ma su quanta superficie e come tale superficie sia cambiata negli ultimi decenni è cosa nota esclusivamente ai cultori di cose agrarie. Pertanto è buona pratica – parlando a un pubblico eterogeneo – rifarsi alle statistiche ufficiali per sapere quanta superficie è utilizzata complessivamente dalle coltivazioni e dagli allevamenti animali; tali statistiche sono ovviamente rappresentate dai censimenti dell’agricoltura che a partire dal 1961 si succedono nella nostra penisola a ritmi decennali e condotti dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica. Non tutto però è chiaro anche su questo piano, tanto è vero che un’altra organizzazione dello Stato, esattamente il Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha istituito, nel 2010, l’Inventario Nazionale dell’Uso delle Terre con l’obiettivo di fare chiarezza su alcune definizioni dei territori censiti in modo da offrire un quadro, quanto più realistico possibile, della situazione globale della destinazione delle superfici italiane. Comunque sia, a tutt’oggi, circa 12 milioni e mezzo di ettari sono destinati all’agricoltura nelle sue diverse tipologie – sia quella più tradizionale che quella cosiddetta 4.0 – che hanno tutte assolutamente bisogno di innovazioni continue e quindi di uno stretto rapporto con l’attività scientifica che di quelle innovazioni tecnologiche è la matrice indispensabile. Nella trattazione viene fatto il caso della fotosintesi, in considerazione che su questo processo, benché noto da tempo, si può oggi intervenire per la prima volta con strumenti genetici per modificarne il rendimento, considerato per moltissimo tempo come immodificabile e contenuto intorno ad un modestissimo 1%.Il rapporto tra realtà dell’agricoltura e la percezione da parte della comunità nazionale che, ormai, è, a grande maggioranza, estranea “alla vita dei campi”, pone in termini talora drammatici la problematica della comunicazione che si è dilatata enormemente sfuggendo a qualsiasi serio controllo, incluso quello scientifico. I mezzi di comunicazione sono assolutamente una grande risorsa, ma essi trattano qualsiasi aspetto dell’agricoltura “in tempo reale” nel bene, ma talora nel male, ponendo alla comunità scientifico-agraria l’obbligo di intervenire periodicamente -se pur con tempi più dilatati- per evitare pericolose derive.

Abstract

There is no question that agriculture is practiced in Italy, but on how much surface and how this surface has changed in recent decades is something known only to agricultural experts. Therefore it is good practice – speaking to a heterogeneous audience – to refer to official statistics to find out how much surface area is used overall by crops and animal husbundry; these statistics are obviously represented by the agricultural censuses that have taken place in our peninsula since 1961 on a ten-year basis and conducted by Istat, the National Institute of Statistics. However, not everything is clear even on this level, so much so that another State organization, exactly the Ministry of the Environment (now the Ministry of the Environment and Energy Security) established, in 2010, the National Inventory of Use of the Lands with the aim of clarifying some definitions of the territories surveyed in order to offer a picture, as realistic as possible, of the global situation of the destination of Italian surfaces. In any case, to date, about 12 and a half million hectares are destined for agriculture in its various types – both the more traditional and the so-called 4.0 – which all absolutely need continuous innovations and therefore a close relationship with the scientific activity which is the indispensable matrix of those technological innovations. The report mentions the case of photosynthesis, considering that this process, although known for some time, can now be intervened for the first time with genetic tools to modify its yield, considered for a very long time as unmodifiable and contained around a very modest 1 %. The relationship between the reality of agriculture and the perception by the national community which, by now, is extraneous to “life in the fields”, poses in sometimes dramatic terms the problem of communication which has expanded enormously, escaping any serious control, including scientific. The media are absolutely a great resource, but they deal with any aspect of agriculture “in real time” for the better, but sometimes for the worse, placing the obligation on the scientific-agricultural community to intervene periodically – albeit with more extended times – to avoid dangerous drifts.