Quaderni dei Georgofili

Varietà di vite resistenti alle malattie e rame: opportunità e limiti

Yuri Zambon; Asia Khavizova; Marta Colautti; Eugenio Sartori

Accademia dei Georgofili
Pagine: 12
Collana: Quaderni dei Georgofili
Contenuto in: Riflessioni sull'uso del rame per la protezione delle piante

Copyright 2019 Accademia dei Georgofili

La sostenibilità delle produzioni vitivinicole è, ad oggi, il tema di principale interesse dell’opinione pubblica mondiale e di tutti gli operatori della filiera. La viticoltura, sebbene rappresenti solamente il 3 % della superficie agricola europea, utilizza il 65% di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila tonnellate/anno. Uno scenario preoccupante che ha spinto la Commissione europea a emanare regole sempre più restrittive con l’obiettivo di dimezzare l’uso dei presidi sanitari entro il 2025. La riduzione dell’impiego di composti rameici in agricoltura, la revoca di numerosi principi attivi, la stipula di disciplinari di polizia rurale sempre più limitanti unitamente alle problematiche connesse al cambiamento climatico rendono dunque incerto il futuro della nostra viticoltura. In quest’ottica, una delle risposte più concrete a disposizione dei nostri viticoltori è rappresentata dall’impiego delle varietà resistenti a peronospora e oidio. Già nel 2006, i Vivai Cooperativi Rauscedo avevano percepito la necessità di dare risposte tangibili alle emergenti necessità in tema di sostenibilità vivaistico-viticola e per tale motivo hanno dato corso a una proficua collaborazione con l’Università di Udine e l’Istituto di Genomica Applicata con l’obbiettivo di mettere a disposizione dei viticoltori nuove varietà a uva da vino resistenti alle malattie (peronospora e oidio). I vitigni resistenti sono ottenuti mediante incroci interspecifici tra varietà sensibili di Vitis Vinifera e una selezione che porta i caratteri di resistenza, che deriva da 50, a volte 100, anni di reincrocio su vite europea di ibridi fatti alla fine dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento usando viti americane e/o asiatiche. Mediante l’utilizzo di queste varietà è possibile ridurre di circa l’80% i trattamenti fitosanitari, limitare gli sprechi d’acqua, evitare inutili fenomeni di compattazione del suolo e abbattere i costi di produzione. Tutto ciò, come dimostrato dalle analisi e dalle degustazioni svolte, senza compromettere la qualità, la salubrità e le caratteristiche del vino ottenuto che per l’appunto risulta molto gradito dal consumatore finale. L’impiego di queste varietà, soprattutto nell’ambito dell’agricoltura biologica, può rappresentare una concreta soluzione/opzione nel rispetto dei limiti imposti a livello comunitario sull’impiego del rame.

Abstract

The issues of sustainability of wine production are the object of increasing attention by the public opinion and the operators of the vine&wine supply chain worldwide. Although viticulture represents only 3% of Europe’s agricultural land, it uses 65% of the total ammount of fungicides used in agriculture, that is 68,000 tons per year. This worring scenario has got the European Comunity to enact increasingly restrictive rules in order to halving the use of plant protection products within the 2025. The reduction of cupric compounds use in agriculture, the numerous active substances revocation, the increasing restrictions imposed by the new rural police regulations together with climate change consequence, make the future of viticulture uncertain. With this in mind, one of the most concrete responses available to our vine-growers is the use of resistant varieties to downy and powdery mildew. In 2006 the Vivai Cooperativi Rauscedo (VCR) felt the need to give concrete answers to the emerging requirements in terms of nursery-viticultural sustainability. For this reason, they started a fruitful collaboration with the University of Udine and the Institute of Applied Genomics with the aim of providing vine-growers with new wine grape varieties resistant to the most dangerous fungal diseases. Resistant varieties are obtained through interspecific crossbreeding between sensitive Vitis Vinifera varieties and a selection of other varieties that bear the resistance characters, deriving from 50, sometimes 100, years of backcrossing of European grape with hybrids created at the end of the nineteenth century and in the first decades of the twentieth century using American and/or Asian vines. Using these varieties is possible to reduce plant protection treatments by about 80%, to limit water waste, to avoid soil compaction and, obviously, to reduce production costs. All this, as demonstrated by the analyses and tastings carried out, without compromising the quality, the health and wine characteristics obtained, is precisely what the end consumer appreciates. The use of these varieties, especially in organic farming, can be a concrete solution in accordance with the limits of copper use imposed at EU level.