Quaderni dei Georgofili

La resistenza transgenica indotta dal patogeno: un’applicazione biotecnologica poco utilizzata

Giovanni P. Martelli; Luisa Rubino

Accademia dei Georgofili
Pagine: 10
Collana: Quaderni dei Georgofili
Contenuto in: Difesa delle piante mediante biotecnologie

Copyright 2015 Accademia dei Georgofili

Tra le molteplici applicazioni pratiche della transgenesi, vi è il suo uso per l’induzione di resistenza ai virus mediata da geni virali (“pathogen-derived resistance”, resistenza derivata dal patogeno). A tutt’oggi sono state sperimentalmente trasformate molte specie vegetali per la resistenza a una cinquantina di virus diversi ma solo due di esse vengono per il momento coltivate commercialmente su scala relativamente ampia: una varietà di papaia trasformata con la CP del virus della maculatura anulare (PRSV) negli USA e in estremo oriente (Taiwan, Cina, Tailandia) e una zucca resistente al virus del mosaico giallo dello zucchino (ZYMV) e al virus 2 del mosaico dell’anguria (WMV-2) negli USA. Il susino ‘Honey sweet’ resistente al virus della vaiolatura dei Prunus (PPV) e un fagiolo resistente al virus del mosaico dorato (BGMV) sono stati approvati per la coltivazione negli USA e in Brasile, rispettivamente. Assai più successo hanno avuto le coltivazioni transgeniche di cinque specie vegetali resistenti a insetti (mais e cotone) o erbicidi (soia, colza, erba medica), che rappresentano la quasi totalità delle piante GM in coltura nel mondo. Nel 2014, 28 diversi Paesi equamente distribuiti tra “industrializzati” e “in via di sviluppo” hanno investito larghissime superfici (circa 180 milioni di ettari) a colture GM. Solo cinque di questi sono europei (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia) e coltivano modeste superfici di mais GM. La contrarietà all’uso della trasformazione genetica ritenuta una manipolazione pericolosa per la salute, nonché innaturale ed eticamente riprovevole è ampiamente diffusa in Europa e difficilmente sarà scalfita dalla consapevolezza dall’accertata esistenza di piante transgeniche naturali e dalla possibilità di ricorrere alla cisgenesi, una forma di ingegneria genetica che prevede il trasferimento artificiale di singoli geni tra piante della stessa specie, così come avviene nel totalmente accettato, ma assai più lungo percorso del miglioramento genetico tradizionale.

Abstract

One the many practical applications of transgenesis encompasses the introduction into plants of resistance to viruses mediated by viral genes (“pathogen-derived resistance”). A wide number of plant species has currently been transformed for resistance to more than 50 different viruses belonging to diverse families. However, only two transgenic plant species are grown commercially on a relatively large scale: (i) a papaya cultivar transformed with the coat protein gene of Papaya ringspot virus (PRSV) in the USA and the far east (Taywan, China, Thailand); (ii) a croockneck squash resistant to Zucchini yellow mosaic virus (ZYMV) and to Watermelon mosaic virus 2 (WMV-2) in the USA. The plum cv. Honey sweet resistant to Plum pox virus (PPV) and a french bean cultivar resistant to Bean golden mosaic virus (BGMV) have been deregulated in the USA and Brazil, repectively, and are ready for marketing. Much more successful have been the transgenic crops of five plant species that resist to insects (maize and cotton) or to herbicides (soybean, canola, alfalfa), which constitute the largest part of GM plants being cropped in the world. In 2014, 28 different countries, equally distributed among the “industralized” and the “developing” ones, have invested huge surfaces (ca. 180 million hectares) to GM crops growing. Only five of thesee countries are from Europe (Spain, Portugal, Czech Republic, Romania, Slovakia), giving over to GM maize relatively snall surfaces. The widespread antagonism to the use of genetic transformation, which in Europe is regarded as an ethically reprochable and unsafe practice, it is unlikely to be placated by the scientifically established existence of naturally transgenic plants nor by the possibility of resorting to the use of cisgenesis, i.e. the transfer of single genes between plants of the same species, as it happens with the unconditionally accepted but much longer course of traditional crossing.